Epilogo

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Clck per allargare

25 Maggio 2019 - Mi sveglio di colpo e realizzo che siamo a Campobasso. La stanza è molto bella e c’è un grande camino, su cui è appoggiata la bici di Andrea. La mia è dall’altra parte della stanza. Dalla finestra il cielo si presenta molto nuvoloso, minaccia pioggia.

Ieri sera a cena abbiamo fatto il punto della situazione, sia meteo che fisico. Un po’ di stanchezza si fa sentire, ma quello che ci preoccupa maggiormente è il meteo. Le previsioni per il pomeriggio e per la prossima tappa sono catastrofiche: piogge intense per tutto il giorno. Sinceramente pedalare molte ore sotto la pioggia non ci sembra una cosa giusta, anche perché sia io che Andrea abbiamo dei viaggi ulteriori in Giugno: io un trekking in Portogallo, Andrea un giro in moto in Germania. Decidiamo così di modificare il tragitto in modo da essere più celeri e da poter eventualmente cambiare il programma più avanti nella giornata.

Ci dirigiamo quindi verso la autostazione per cercare un modo per arrivare in tempi rapidi ad Altilia, il sito archeologico di Sepino. Domandiamo in giro: c’è addirittura un autobus che arriva sino alle porte del sito. Andiamo in biglietteria e chiediamo se possiamo far salire le bici. Ci dicono che dipende dall’autista e se c’è posto nel portabagagli. Il tempo di fare il biglietto, veramente poca cosa, ed ecco che arriva l'autobus. Chiediamo all'autista se ci può far salire e mettere le bici nel bagagliaio e lui, gentilissimo, acconsente. Olè, siamo sul "ciclo/autobus".

Il tragitto è breve, la nebbia avvolge la strada (ma siamo a maggio o a novembre?). Il cielo è sempre più plumbeo. L’autista ci avvisa che siamo arrivati al sito archeologico di Altilia. Scendiamo di corsa e scarichiamo le bici.

Cerchiamo la biglietteria... non c’è. Cerchiamo un punto informativo... non c’è. In sella alle nostre bici percorriamo il viottolo principale. Tutto sembra desolato, in stato di abbandono: l’erba cinge alta le mura di migliaia di anni fà. Improvvisamente si staglia innanzi a noi l’area dell’anfiteatro: bellissima. Ciondoliamo in sella, felici e contenti, in un sito archeologico di straordinaria bellezza, in assenza di qualsivoglia controllo: a dir poco sorprendente! Ammiriamo sbigottiti le colonne del tempio, cosi come la via principale con l’arco d’ingresso, senza tralasciare una splendida fontana con un grifone in rilievo. Tutto fantastico!

Poi, parlando con dei signori trevigiani, anche loro in visita, ci rendiamo conto dello stato in cui versa il luogo ed un velo di tristezza cade su i nostri volti, viste le grandi potenzialità turistiche del luogo non sfruttate appieno. Come sempre... “W L’LitaGLIA”. Devo comunque contenere l’entusiasmo di Andrea che si scatena, per numero di foto e video, in una vera e propria produzione cinematografica: sembra un documentarista.

Uscendo dal sito archeologico c’è un bar ristorante. Visto che non è proprio ora di pranzo chiediamo dei panini. La signora ci porta due grosse fette di pane imbottito cui reagisco con uno stupito NOOOO!!! La signora rimbotta prontamente: “Allora?! Questi per noi sono dei panini! Ah! Ah! Ah!”.

Il tempo si fa sempre più grigio e ogni tanto qualche gocciolina ci colpisce. Decidiamo di salire in paese, a Sepino, così, per dare un’occhiata e tentare il rientro a Campobasso sempre con l’autobus: nel pomeriggio dovremo prendere una decisione definitiva circa il continuare o meno in nostro itinerario. La tappa prevederebbe di andare da Campobasso a Pietracatella, per poi pernottare a Sant’Elia a Pianisi, facendo una piccola deviazione dal percorso. Lì vive infatti la famiglia della mia collega ed amica Francesca, che ci ha prenotato un B&B.

Affrontiamo la salita per Sepino: bello strappo! Una curva dopo l’altra giungiamo in paese, dove ci fermiamo al primo bar per bere qualcosa. I nostri occhi osservano increduli gli interni di questo bar, che sembra fermo agli anni cinquanta. Una parete è incredibilmente coperta di foto in bianco e nero che raccontano la vita dei paesani: dalla coltivazione dei campi, agli artigiani… Ma la cosa che ci ha colpito di più sono state le fotografie che ritraevano, in bella mostra, dei defunti assieme alle loro famiglie. Per essere più chiari, quasi fosse una cosa normale, ritraevano al centro il defunto nella propria bara (anche infanti) circondato da parenti con piglio serissimo. Cose di altri tempi.

Ci dirigiamo verso la piazza centrale che circonda una grande fontana circolare. Chiedo ad un signore in prossimità di un negozio se può dare un’occhiata alle bici mentre noi visitiamo la chiesa madre. Non ci crederete, è il sindaco che, con fare gentile, ci chiede da dove veniamo e cosa stiamo facendo. Gli raccontiamo tutto, poi inevitabilmente il discorso va sull’area archeologica così malmessa. Anche lui sembra dispiaciuto: che dire, la solita burocrazia italiana. Ci spiega che, purtroppo, con la sovrintendenza ai beni culturali non c’è raccordo, quindi tutto rimane un po’ così. Non entriamo nel merito delle responsabilità, però ribadiamo il nostro: “peccato!”. Il sindaco ci regala un libro sulla storia di Sepino e di Altilia: un grosso grazie!

E’ l’ora del "ciclo/autobus" di rientro. Chiediamo all’autista se possiamo rientrare a Campobasso con le bici al seguito e lui ci rassicura che non è un problema.

Consultiamo nervosamente le previsioni: per domani e dopodomani pioggia, pioggia, pioggia!

- Nini che famo?

E’ tempo di decidere, siamo nervosi. Ci guardiamo in faccia indecisi su da farsi.

- Nini io non mi posso permettere nemmeno un raffreddore
- Anch’io tra quindici giorni devo partire!

Alla fine il dado è tratto, si rientra. Ci sembra la decisione più giusta per non correre il rischio di ammalarsi o di farsi male. Purtroppo l’aver ritardato di tanto il giorno della partenza alla fine ha condizionato l'esito della nostra impresa. Chiamo la mia amica Francesca per informarla di disdire il B&B per la sera e dall’altra parte della cornetta sento un “Noo!!! Che peccato!”. Concordiamo di incontrarci per pranzo, in centro a Campobasso, per stare un po’ insieme e poi cercare, nel tardo pomeriggio, un mezzo che ci porti sulla costa, a Termoli.

Scesi dal "ciclo/autobus" ci dirigiamo verso il centro. Con grande stupore vediamo dei grandi murales, uno dei quali ritrae proprio un ciclista e quindi... FOTO! FOTO! FOTO!

Ci incontriamo con Francesca ed il suo fidanzato Antonio ed è subito festa: evviva il Molise ed evviva i Molisani! Dopo i convenevoli ci invitano a pranzo (non dovevate pagare voi! Vabbè, dovevate, dovevate! Ah! Ah! Ah!) al ristorante “da Rino”. Molto gentilmente il ristoratore ci fa entrare con le bici nel locale, per non lasciarle fuori con le borse. Pranziamo e chiacchieriamo allegramente parlando di quanto è bello 'sto Molise. Inutile dire che si inorgogliscono. Purtroppo però dobbiamo rientrare: le condizioni meteo non sono buone e comincia a piovigginare a tratti. Ci salutiamo: baci ed abbracci e via!

Decidiamo di tentare un’altra volta il ciclo/autobus per Termoli, questa volta con la società SATI. Giunti alla stazione degli autobus, chiediamo all’autista se ci fa salire con le bici: il "NO!" è categorico! Non mi perdo d’animo e vado dritto in biglietteria dove l’operatore, con altrettanta fermezza, mi dice:

- Sì, le bici posso viaggiare nel portabagagli con sovrapprezzo sul biglietto
- Mi scusi quanto è il sovrapprezzo?
- Sei Euro a bici

Mi viene da ridere, secondo voi cosa abbiamo fatto? Tornati all'autobus, lancio uno sguardo di sfida all'autista:

- Mi scusi autista, dove carichiamo le bici? Graaazie!

Dove fallì la ragione, poté la vil pecunia!

All’interno del "ciclo/autobus"  per Termoli (a questo punto la definizione è appropriata), ci rendiamo conto che la nostra avventura sta per terminare e prenotiamo presso il B&B “ La Locanda Alfieri”. Arrivati a destinazione facciamo un giro nel borgo marinaro poi, finalmente, doccia e cena, questa volta a base di pesce, presso il ristorante pizzeria “la Vecchia Napoli”. Mentre siamo a cena viene giù il diluvio, ma facciamo in tempo, tra uno scroscio e l’altro, a rientrare nel B&B. La serata si chiude chiacchierando di quanto è stato bello 'sto Molise transumante.

Epilogo

26 Maggio 2019 - Ore 6:30 - Dobbiamo far presto, il treno parte alle 8:00. Non facciamo nemmeno colazione in struttura, la faremo poi in stazione. Piove. Percorriamo in tutta fretta la distanza che ci separa dalla stazione: purtroppo le previsioni erano giuste, ahi noi!

Dopo aver fatto il biglietto (in Molise le bici pagano l’integrazione del biglietto ferroviario: male, molto male!) e una piccola colazione, ci avviamo verso il binario. Non siamo tristi ma, certo, un po’ rammaricati. Siamo consapevoli d'aver fatto un'esperienza esaltante, un piccolo viaggio non alla portata di tutti. Ma d'altra parte il nostro motto recita: il cicloturismo? Non è per tutti!

La fatica, la pioggia, il vento, il sole, tutti elementi che ci fanno sentire “vivi”, anche se ai più potremmo sembrare matti da legare: vuoi mettere una bella visita al centro commerciale di turno? De gustibus, per carità!

E’ tempo di scendere dal treno. La parola d’ordine è “RITORNEREMO” sulle tracce del tratturo per finirlo, magari in un fine settimana. La voglia di assaporare ancora una volta l’avventura è tanta, così come quella di provare ad immaginare quanta fatica, ma quanto amore, ci fosse in un antico mestiere quale quello del pastore transumante. Quindi… TO BE CONTINUED!

By Scipione Solito


Titoli di coda :-)

Protagonisti: Scipione Solito e Andrea Antognozzi
Mezzi meccanici a trazione umana (volgarmente bici): due MTB Panzer Austriaci KTM (santa tripla mi raccomando!)
Borse da bikepacking: M- Wave, economiche ed efficienti


Un ringraziamento particolare al Prof. Dott. Corrado Guarino Lo Bianco per il suo supporto chiarificatore (ed anche morale) di grandissima utilità, grazie davvero.