Da Marina di San Salvo a Petacciato

3 - Da Marina di San Salvo a Petacciato

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Comincia oggi la seconda parte del cammino, dedicata al Tratturo Magno. I primi due chilometri servono solo a raggiungere l’inizio vero e proprio del percorso, una piccola introduzione prima della vera avventura.

A Marina di San Salvo scopro una ciclabile che corre accanto alla trafficatissima SS16, la statale Adriatica. Il rumore dei mezzi è incessante, ma almeno passano a distanza: non sarà il massimo della tranquillità, ma è un compromesso accettabile.

Arrivato al Fiume Trigno, che segna il confine con il Molise, la ciclabile finisce bruscamente. Cerco ponti pedonali, ma non ce ne sono; l’unica opzione è affrontare il ponte della statale. La spalla è abbastanza larga e i camion non mi sfiorano, ma il continuo passaggio di mezzi pesanti è snervante. Non vedo l’ora di lasciare la strada. In effetti, era proprio questo il motivo per cui per anni avevo evitato il Tratturo Magno.

Dopo 1,5 chilometri di “tortura” asfaltata, arrivo al punto indicato dalle mappe come deviazione verso il litorale. Ma la realtà è un’altra: un muro di sterpaglie blocca il passaggio e impedisce di raggiungere il mare.

Avevo previsto il problema grazie alle mappe satellitari e ho già un piano B: uno stradello sterrato che passa sotto autostrada e ferrovia e sale in collina, costeggiando la torre di Montebello. L’accesso è chiuso da una sbarra, ma non ci sono cartelli di divieto. Decido di rischiare: qualsiasi cosa pur di non restare sulla statale!

Il sentiero sterrato corre tra due ali di pini mediterranei, ombreggiato e piacevole. Passo sotto l’autostrada e per un momento mi congratulo con me stesso, finché non trovo un nuovo ostacolo: il sottopassaggio ferroviario è completamente invaso dalla vegetazione.

Mi faccio coraggio. Sono pochi metri, e con un po’ di pazienza riesco a crearmi un varco. Ma appena mi sembra di avercela fatta, scopro che il passaggio è allagato. Nel buio scorgo blocchi di cemento: saltando da uno all’altro riesco finalmente a guadagnare l’uscita.

Dall’altra parte mi attende una vecchia stradina asfaltata, con segnaletica e tutto. Probabilmente era l’accesso al paese. Tornato a casa, riguardando le mappe, scopro che probabilmente esisteva un’alternativa più semplice sotto la ferrovia: quella che suggerisco nella traccia che propongo.

La salita prosegue e finalmente raggiungo la torre di Montebello. Il paesino è completamente vuoto: nessuna macchina, un cane che vaga da solo… l’atmosfera è surreale. Ma il panorama sulla costa ripaga di tutta la fatica.

Scendo lentamente verso la costa, dove dovrò percorrere la SS16 per alcune centinaia di metri prima di imboccare uno sterrato parallelo. Facile a dirsi: per raggiungerlo devo saltare un alto guardrail e scendere lungo la scarpata. Mentre mi preparo a questa manovra da circense, un signore dall’altra parte della strada mi indica un varco tra la vegetazione. Sparisce e ricompare poco dopo sullo sterrato: c’è un sottopassaggio semi-nascosto che non avrei mai trovato da solo.

Lo sterrato prosegue all’ombra dei pini: bellissimo… fino a quando è sbarrato da lavori in corso. Dall’altra parte si intravede la futura ciclabile, ma essendo estate nessuno lavora. Anche questa volta, scavalco la recinzione e riprendo il cammino.

Il percorso porta all’attraversamento del Torrente Tecchio, dove dovrebbe esserci una passerella pedonale. Peccato che manchi il fondo. Il torrente è piccolo, ma le sponde sono alte: rinuncio. L’unica soluzione è entrare nella pineta e raggiungere il mare, anche se non volevo trovarmi tra bagnanti e costumi. Pazienza.

Con mia sorpresa, nessuno sembra notare questo tipo strano con lo zaino che cammina sul litorale. Evidentemente ormai nulla desta scalpore.

Arrivo al Torrente Tecchio, mi tolgo le scarpe e lo attraverso rapidamente. L’acqua è gelida! Resto qualche minuto con i piedi in ammollo, godendomi il refrigerio. Piccolo consiglio per i viaggiatori: se trovate la ciclabile sbarrata, dirigetevi subito verso la marina per non perdere tempo.

Infine arrivo a Marina di Petacciato e mi aspetta la solita salita asfaltata verso il paese. Nessun ostacolo particolare: solo il caldo a farmi compagnia in questa “passeggiata piacevole” (si fa per dire!).

Un’ultima nota: all’arrivo una macchina si ferma e il guidatore scende per offrirmi una Red Bull.
Dai, che sei arrivato!

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