Da Salcito a Lucito

9 - Da Salcito a Lucito

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24 Agosto 2022 - Scendo dall'autobus al bivio di Trivento. Sono passati tre anni densi di avvenimenti, tra cui una epidemia, ma la situazione dei trasporti a Salcito è la stessa. Rossella è lì ad aspettarmi per portarmi a Villa Lalli, dove il mio cammino si interruppe a suo tempo e da dove intendo riprendere per portarlo a conclusione. Lungo la strada, parlando con Rossella, ripenso agli eventi di tre anni prima ed è come ricucire uno strappo tra ora ed allora, annullando l'intervallo di tempo nel mezzo.

A sera Arturo mi riporta nella stessa pizzeria della scorsa volta... d'altra parte è l'unico ristoro a Salcito. Mentre aspetto di essere servito mi ripropongo mentalmente il "piano di attacco" per arrivare vittorioso a Lucera. Consiste di soli due punti: alzata ogni mattina alle 4:30, per minimizzare le ore di caldo, e, in caso di ostacoli, non provare a superarli a tutti i costi. Più o meno è ciò che mi riprometto ogni volta... e che puntualmente disattendo! Ho studiato più meticolosamente del solito le tappe cercando di prevedere gli ostacoli e provando ad immaginare delle alternative: al primo accenno di problemi vedrò di buttarmi sull'alternativa, in modo da non perdere tempo per evitare di camminare nelle ore più calde. Ad esempio, so che nella tappa di domani ci sara' da attraversare un bosco (chissà in che condizioni) e una zona in frana. Speriamo bene.

25 Agosto 2022 - Forte di tutte queste belle intenzioni esco da Villa Lalli ai primi chiarori del giorno, dopo aver fatto una abbondante colazione. Fa fresco e quindi, almeno per un po', il cammino sarà piacevole. Si comincia in leggera salita su un tratto di tratturo ben visibile e perfettamente tenuto. Dopo un chilometro e mezzo si scollina e comincia una lunga discesa verso il fondovalle accompagnata dal sole che sta sorgendo. La carrareccia che segue il tratturo continua fortunatamente ad essere in buone condizioni.

All'altezza di Contrada Fontelefrassi c'è il primo incontro con i cani. Saranno una nota costante di questa mia transumanza. Sento un lontano abbaiare sulla destra proveniente dalle case, ma poco male: c'è il recinto che li tiene confin... un attimo... i cani si infilano in un varco sotto il cancello e si precipitano verso di me abbaiando. Comincia una scena che si ripeterà in seguito varie volte: proseguo lentamente facendo l'indiferrente per non provocarli, limitandomi ad agitare i bastoncini solo quando si avvicinano troppo. La tattica funziona e dopo un po', ritenendo di aver adempiuto al proprio dovere, tornano indietro.

Percorsi neanche 500 metri torno a sentire abbaiare. Questa volta si tratta di un grosso pastore Abruzzese. Fortunatamente è legato ma la scena cui assisto è ugualmente impressionante. Il cane si lancia più volte in mia direzione bloccato a mezz'aria dal collare. A ogni salto crolla al suolo ma si rialza e ci riprova. Non oso pensare cosa succederebbe se si rompesse la corda che lo tiene legato

Ricomincia la discesa ripida verso il fondovalle, in un percorso affiancato a destra e sinistra da varie Morgie, ovvero da enormi affioramenti roccisi che si emergono dal suolo. Nonostante il terreno sia franoso, la sterrata è in buone condizioni perché, evidentemente, è molto usata dai mezzi agricoli.

Arrivato nel punto più basso della tappa odierna, attraverso più volte l'alveo in secca del Torrente Fosso Marragone per poi di affrontare la prima salita seria della giornata, al termine della quale entro nel piccolo borgo di Contrada Codacchi dove vengo fermato da un simpatico signore che, vedendomi affaticato, mi offre da bere e mi prepara un caffé. Ovviamente segue la domada di rito: cosa sta facendo da queste parti? Gli spiego che sto percorrendo il tratturo per andare in Puglia e vedo che il suo viso si rabbuia. Chiedo spiegazioni. Il fienile che vedo di fronte alla casa si trova sul tratturo cosicché, per l'occupazione del suolo, gli viene chiesto un pagamento annuo esorbitante. In più non gli viene permesso di coltivare il terreno del tratturo essendo un bene protetto. Immagino sia difficile per uno che vive coltivando la terra accettare di vedere tanto terreno inutilizzato. Mi chiedo se non sia possibile trovare il modo di coniugare la fruizione pubblica del tratturo con gli interessi economici della comunità locale. Alcune parziali risposte a questa domanda le troverò nelle tappe successive.

Passato il momento di abbattimento, torna di bonumore. Mi avverte che dopo il bosco, finita la salita, troverò una fresca fonte per riprendere le forze. Lo ringrazio e riprendo il mio cammino. Mi ero ripromesso di limitare al massimo le soste per evitare il caldo, ma questa non potevo proprio perdermela.

Faccio appena 500 metri, raggiungo un altro gruppetto di case e... vengo fermato nuovamente da un signore che sa tutto sul tratturo. Mi sciorina a memoria tutte le tappe successive e mi conferma che, dopo il bosco, troverò una fonte. Non sa dirmi però se il bosco è transitabile o meno. Se non lo fosse sarebbe un bel problema perché non ho alternative indolori.

Mi rimetto in marcia, per essere nuovamente fermato ancor prima di uscire dal paese. Questa volta si tratta di un anziano seduto sotto casa che, da lontano, con la mano mi invita ad avvicinarmi. Mi dimentico nuovamente delle buone intenzioni e mi fermo. MI rassicura circa il fatto che riuscirò ad attraversare il bosco. L'ingresso del sentiero, dice, non è quasi visibile, "ma se scosti un po' le piante dopo lo trovi e prosegui tranquillamente". Due anni prima il genero, che ha una ruspa, ha riaperto il passaggio a sue spese: "non è più come un tempo, quando tutti in paese collaboravano per queste spese comuni, ognuno pensa per se". Mi conferma che, passato il bosco c'è una fonte, ma nessuno la pulisce da anni per cui è coperta di rovi. Sapete com'è finita questa storia della fonte? Non l'ho proprio trovata!

Arrivato al bosco scosto un po' di frasche e il sentiero è proprio lì. Anzi, se non fosse per la vegetazione che se ne è impossessata, si tratterebbe di una bella carrareccia. Comunque il percorso è sufficientemente pulito. Mi metto a lavorare di cesoie per lasciare il passaggio un po' più sgombero: hai visto mai che nelle prossime settimane vuole passare qualcun'altro? Come dite? Non devo attardarmi? Le buone intenzioni? Ecco, appunto... intenzioni...

L'uscita dal bosco segna anche la fine della salita: il primo ostacolo è superato. Una lunga fila di pale eoliche a fianco del tratturo mi accompagnerà per il resto della giornata. Cerco di mantenermi sul tratturo, ma dove il percorso non è stato tenuto aperto dai mezzi agricoli, le sterpaglie rallentano il passo. Più volte sono costretto a ritornare sulla sterrata di servizio delle pale eoliche.

Il prosieguo è una continua alternanza tra tratturo e sterrata fino a quando, in un punto in cui le sterpaglie sono particolarmente alte, il bastoncino affonda nel terreno fino al manico: sono arrivato sulla frana che avevo individuato in fase di preparazione del percorso. Provo ad avanzare con circospezione perchè non vedo dove metto i piedi ma, per altre due volte, i bastoncino scompare dentro una fenditura. E' arrivato il momento di mettere in pratica i buoni propositi: faticosamente risalgo la frana e torno sulla stradina delle pale eoliche. Dall'alto si vede bene che mancano traccie aperte lungo il percorso del tratturo: il passaggio è interrotto dalla frana. Pazienza, quando manca poco più di un chilometro a Lucito devo rinunciare a seguire la traccia GPS e optare di giungere in paese attraverso strade sterrate.

Alla fine dei conti, la tappa che pensavo terribile si è rivelata niente affatto male. Mi merito una buona mangiata per potermi dire veramente soddisfatto ma... scopro che non c'è un ristorante in paese! Trattoria? Pizzeria? Gastronomia? Nulla da fare, a Lucito si mangia solo a casa. Trovo un bar e chiedo se hanno qualcosa da offrirmi, ma nulla da fare! Il barista comprende la situazione e si offre di andare a casa per sentire se la moglie può prepararmi dei panini. Lascia il bancone del bar incustodito e sparisce: fantastico, solo in un piccolo paese può succedere una cosa del genere! Torna dopo una quindicina di minuti con due panini: frittata in uno, salame secco locale nell'altro. Sarà stata la fame, ma erano buonissimi!

Mentre mangio cerco informazioni da alcune persone del posto circa la tappa di domani: dopo il fiume Biferno c'è una salita che non so se sia praticabile. Purtroppo sanno darmi indicazioni fino al fiume, ma la parte successiva non è territorio conosciuto. Saputo che sto percorrendo il tratturo mi chiedono come ho fatto a passare la zona in frana... ecco... appunto, non l'ho passata. A mia volta chiedo come mai nessuno ha rimesso a posto il tracciato: la frana non è grossa e sicuramente con una ruspa si può ripristinare il passaggio senza dover fare lavori complessi. Non appena affermo che è un peccato che nessuno faccia manutenzione mi viene risposto che ai privati non è permesso toccare il tratturo. Poiché la forestale non fa niente per mantenerlo pulito, in estate sono frequenti gli incendi delle sterpaglie. Continuo a chiedermi se non vi sia modo di coniugare i bisogni pubblici con quelli privati.

E' stata una giornata piena. Per fortuna il B&B dove alloggio offre tutte le comodità: un bel sonno ristoratore, questo sì, non me lo toglie nessuno !

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