Da San Marco La Catola a Motta Montecorvino

7 - Da San Marco La Catola a Motta Montecorvino

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Le previsioni meteorologiche preannunciano intense piogge nel pomeriggio e questo fa propendere l'ago della bilancia per il tragitto più breve. La temperatura è decisamente bassa e un vento freddo soffia costantemente. Dopo tutto il caldo patito dei giorni scorsi non mi lamento, anche perché buona parte del percorso sarà in leggera salita.

La scelta di mantenersi in quota alla fine si rileva la migliore perché mi consente di fruire di paesaggi meravigliosi per buona parte della mattina. Finalmente riesco ad avere una visione di insieme del lago di Occhito. Anch'esso è quasi vuoto per via della siccità. Se le piogge tardano ancora ad arrivare per l'agricoltura della zona sarà un bel disastro.

La strada asfaltata e la copertura delle nuvole consentono di procedere con una buona velocità. Ottimo, dovrei riuscire ad arrivare prima che si scatenino i temporali.

Lungo la strada incontro due persone che stanno facendo la loro passeggiata mattutina. Ne approfitto per chiedere informazioni circa il sentiero che mi dovrebbe consentire di lasciare l'asfalto. Si guardano dubbiosi l'uno con l'altro e poi sentenziano unanimemente che l'unico modo per arrivare fino a Motta Montecorvino consiste nel seguire la strada. Peccato, ci contavo un po'.

Mezzo chilometro dopo, all'altezza della locanda S.Cristoforo trovo l'imbocco del sentiero che stavo cercando. In realtà non si tratta di un sentiero, ma di una carrareccia ampia e comoda: mai chiedere agli abitanti del posto indicazioni sui sentieri, perché conoscono solo le strade che percorrono quotidianamente con la macchina!

La carrareccia si infila nel bosco ed è un bene, perché nel momento in cui mi accingo a prenderla il cielo si apre completamente e il sole comincia a picchiare come negli altri giorni. Pensandoci bene, è la prima volta che posso godere appieno del riparo di un bosco nei momenti di maggior calura.

Dopo svariati chilometri raggiungo un tratto dove la carrareccia è poco battuta: le piante e i rovi hanno cominciato a popolarla per cui si avanza lentamente. Visto che oggi sono in anticipo, che sono al riparo dal sole e che dei temporali previsti non c'è traccia, decido che è il momento per fare un po' di servizio per la comunità. Poggiato a terra lo zaino mi armo di cesoie e mi metto a far pulizia. Il risultato finale mi soddisfa: la carrareccia è aperta in tutta la sua larghezza fino al punto in cui si immette nuovamente su una strada asfaltata: per quest'anno non c'è pericolo che venga chiusa dalla vegetazione.

Uscito dal bosco inizio la discesa verso Motta Montecorvino: per una volta l'arrivo in paese è in discesa. Per evitare l'asfalto prendo un sentiero poco battuto , cosa che mi costringerà a "nuotare" nell'erba alta. Il tratto impegnativo è lungo al massimo una cinquantina di metri, per cui il tempo perso si rivela minimo. Ho cambiato versante, ma anche i panorami di questo lasciano senza fiato per la loro bellezza.

All'ingresso del paese mi porge i suoi saluti una maestosa quercia secolare. Attualmente è circondata da edifici, ma in una foto d'epoca in un bar la si vede isolata in mezzo ad un prato. Sotto di lei sono passati per secoli chissà quanti pastori con le loro greggi. Era un punto di passaggio obbligato per l'accesso al Tavoliere delle Puglie. Eh sì, perché Motta Montecorvino è l'ultimo avamposto prima del vasto altopiano che costituisce la fine del tratturo Castel di Sangro-Lucera... o forse come sarebbe meglio dire del tratturo Lucera-Castel di Sangro dal nome riportato nelle cartine del posto: Italia, terra di campanili!

Il breve giro del paese si chiude anticipatamente perché in un attimo arrivano le nuvole e si scatena il finimondo. Alla fine il temporale preannunciato è arrivato, ma sono oramai giunto a destinazione: per questa volta è andata bene!

L'albergo che ho prenotato ha da poco cambiato gestione. Quella attuale è decisamente familiare e la cosa non mi dispiace affatto. C'è tanta voglia di fare. La sera scopro che qualcosa non è andato a buon fine nella comunicazione, per cui non si aspettano che io rimanga per cena. Dopo un piccolo momento di panico, parte l'organizzazione di un pasto di emergenza... Sarà anche stato di emergenza ma è stata una gran mangiata!

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