Da S.Agata di Puglia a Candela

11 - Da Sant'Agata di Puglia a Candela

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17 Agosto 2018 - E' il grande giorno. La meta finale è oramai a portata di mano e la sensazione è la stessa di tante altre volte: un misto tra eccitazione e tristezza.

Ancora in colpa per aver saltato la tappa di ieri, mi metto in cammino di buon'ora. La prima salita mi fa subito capire che la scelta del giorno prima è stata giusta. Lo stradello è un fiume di fango. Di lato, i pali elettrici sono piegati verso terra: deve aver fatto un bel temporale! Faccio del mio meglio per non infangare troppo le scarpe, ma è una dura battaglia.

La traccia che avevo preparato prevedeva di tagliare per i campi, ma il fondo fangoso mi fa desistere dal tentativo. Tra le altre cose, allungando di un po' il percorso e passando su strada asfaltata ho la possibilità di percorrere un tratto del tratturo che ho saltato ieri. La decisione è presa senza troppi indugi.

Anche la strada non è messa tanto bene. In più punti il terreno dei campi le è franato sopra, ostruendola in parte. Una ruspa è già al lavoro per renderla nuovamente praticabile.

Imboccato il tratturo comincio a scendere verso il torrente Carapelle. Il fango si fa sempre più presente e i tentativi per evitarlo, sempre più difficili, rallentano tanto la marcia.

Arrivato nei pressi del torrente devo affrontare un passaggio obbligato: a destra e sinistra vegetazione invalicabile, nel centro una pozza di acqua fangosa. Abbandono ogni speranza di ridurre i danni ed entro nella pozza con le scarpe! All'uscita i piedi sono delle zattere di fango, ma poco male: subito dopo il torrente Carapelle consentirà un risciacquo veloce.

Subito dopo il torrente, il tratturo è interrotto dall'Autostrada dei Due Mari, ma uno stretto sottopassaggio consente di proseguire. Alcune mucche al pascolo, che mi precedono nel tunnel, si bloccano e cominciano a muggire disperate. Alle mie spalle dei vitellini muggiscono a loro volta: sono finito in mezzo tra le madri e i loro piccoli e non c'è verso di proseguire. L'unica soluzione è quella di tornare indietro e lasciare che le famigliuole si ricompongano.

Al di là del sottopassaggio una brutta sorpresa mi attende. Le piogge hanno portato a valle una marea di fango compatto che copre tutta la piana. Le mucche avanzano con le zampe che affondano nella melma densa: tutto il mio lavoro per ripulire le scarpe è vanificato in un attimo. Avanzo lentamente. Mi sembra di avere delle ventose sotto i piedi e ho il timore che mi si sfilino le scarpe. Se le perdo lì dentro dubito che riuscirò a ritrovarle.

In qualche modo supero l'ostacolo e al primo torrentello cerco di togliere una parte del fango per poter proseguire. Capisco in breve che è tutto lavoro inutile. Le frane sono un po' dovunque lungo tutto il percorso, per cui sara' un continuo finire con i piedi nel fango. In alcuni punti non si capisce dove passi il tracciato del tratturo, per cui seguo con fiducia le mie tracce GPS. Ieri deve aver fatto veramente il finimondo!

Avendo accettato di camminare infangato, l'andatura torna a salire e, nel primo pomeriggio, avvisto finalmente la meta: Candela!

Come sempre mi accade in queste situazioni il pensiero torna ad 11 giorni prima, quando ero in procinto di lasciare Pescasseroli con mille dubbi circa la fattibilità del percorso. Mi sembra di ricordare qualcosa di lontanissimo nel tempo, praticamente un altro viaggio: paesaggi diversi, dialetti diversi ma, soprattutto, temperature diverse!

Cerco di immaginare la gioia dei pastori giunti alla fine della transumanza e, per contro, la comparo alla mia malinconia per una bella esperienza terminata. Poi penso al fatto che mi attendono altri cammini e tutto passa.

Un'ultima frana mi impedisce di raggiungere quello che è considerato il punto finale (o iniziale a seconda dei punti di vista) del tratturo, ma è questione di poche centinaia di metri: la meta si può dire raggiunta.

In albergo vengo squadrato in lungo e in largo dal gestore stupefatto. In camera lo specchio mi spiega il perché di tale atteggiamento: io mi stavo tanto preoccupando delle scarpe, ma sono coperto di fango dalla testa ai piedi, non si salva niente!

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